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mercoledì 17 dicembre 2014
giovedì 6 novembre 2014
Un albero africano e...l'ipertrofia prostatica
E' uno dei più importanti 'rimedi' della farmacopea africana: si tratta di un albero, Prunus africana. Se ne fa commercio senza regole, ai danni delle popolazioni locali e degli alberi stessi.
In Africa equatoriale P. africana è una medicina utilizzata in varie forme per trattare febbri, problemi urinari, dolori di stomaco, malaria. Spicca per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Anche l'Occidente ha scoperto quest'albero sempreverde e l'ha lanciato sul mercato nei primi anni Novanta come trattamento alternativo dell'ipertrofia prostatica.
Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
In Africa equatoriale P. africana è una medicina utilizzata in varie forme per trattare febbri, problemi urinari, dolori di stomaco, malaria. Spicca per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Anche l'Occidente ha scoperto quest'albero sempreverde e l'ha lanciato sul mercato nei primi anni Novanta come trattamento alternativo dell'ipertrofia prostatica.
Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
E' uno dei più importanti 'rimedi' della farmacopea africana: si tratta di un albero, Prunus africana. Se ne fa commercio senza regole, ai danni delle popolazioni locali e degli alberi stessi.
In Africa equatoriale P. africana è una medicina utilizzata in varie forme per trattare febbri, problemi urinari, dolori di stomaco, malaria. Spicca per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Anche l'Occidente ha scoperto quest'albero sempreverde e l'ha lanciato sul mercato nei primi anni Novanta come trattamento alternativo dell'ipertrofia prostatica.
Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
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Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
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La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
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Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
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Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
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«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
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Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
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«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
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In Africa equatoriale P. africana è una medicina utilizzata in varie forme per trattare febbri, problemi urinari, dolori di stomaco, malaria. Spicca per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Anche l'Occidente ha scoperto quest'albero sempreverde e l'ha lanciato sul mercato nei primi anni Novanta come trattamento alternativo dell'ipertrofia prostatica.
Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
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La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
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In Africa equatoriale P. africana è una medicina utilizzata in varie forme per trattare febbri, problemi urinari, dolori di stomaco, malaria. Spicca per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Anche l'Occidente ha scoperto quest'albero sempreverde e l'ha lanciato sul mercato nei primi anni Novanta come trattamento alternativo dell'ipertrofia prostatica.
Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
- See more at: http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/591-un-albero-africano-e-l-ipertrofia-prostatica.html#sthash.jXIC31Ey.dpuf
In Africa equatoriale P. africana è una medicina utilizzata in varie forme per trattare febbri, problemi urinari, dolori di stomaco, malaria. Spicca per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Anche l'Occidente ha scoperto quest'albero sempreverde e l'ha lanciato sul mercato nei primi anni Novanta come trattamento alternativo dell'ipertrofia prostatica.
Risultato: la specie è fortemente minacciata per iper-sfruttamento, la flora e la fauna locale pure (i frutti sono apprezzati dai gorilla secondo Dian Fossey), mentre le comunità che da sempre, nella loro medicina, usano questa pianta subiscono pesanti conseguenze dal danno ambientale.
«Il commercio dell'estratto di corteccia di P. africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica – leggiamo in un recente articolo di un gruppo di ricerca di Oxford e Amsterdam* – ha dato vita a un mercato internazionale molto lucrativo: negli ultimi anni Novanta, circa 220 milioni di dollari americani. Per soddisfare questa domanda, ogni anno più di 3300 tonnellate di corteccia sono state raccolte, causando un grave danno di sostenibilità per la coltivazione e la conservazione di questa specie». E' tristemente un caso esemplare.
Scelte naturali per l'ipertrofia prostatica
La scoperta della corteccia di Prunus africana per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna risale agli anni Sessanta. Ben presto è diventato uno dei rimedi fitoterapeutici più utilizzati in Occidente per questo disturbo. In passato alcuni studi clinici ne hanno comprovato l'efficacia in questi casi. Ma è mancata la prova scientifica definitiva forse – come suggeriscono gli inglesi e gli olandesi – a causa degli alti costi necessari per condurre quel tipo di studi (nessuna azienda farmaceutica vuole investire su un prodotto naturale che non può essere brevettato). E' bastato, però, che si spargesse la notizia per mettere a rischio l'albero stesso.
Sotto tiro il Cameroon che, da solo, produce il 70% della corteccia del pruno presente sul mercato. Bisogna metterci un freno. Gli specialisti ricordano che Prunus africana non è l'unico vegetale che potrebbe essere utile nell'ipertrofia prostatica. Le altre opzioni naturali, secondo loro, sono l'olio d'Argan (Marocco), una specie di palma brasiliana (Attalea speciosa), il fungo Ganoderma lucidum (il Reishi), oltre ad alcune ricette erboristiche dell'Ayurveda e della tradizione medica cinese.
- See more at: http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/591-un-albero-africano-e-l-ipertrofia-prostatica.html#sthash.jXIC31Ey.dpuf
venerdì 17 ottobre 2014
6biologicobaby - prodotti naturali per bambini
Dentifricio naturale - collutorio che si beve - Bagnetto primi mesi - Shampoo pre PID
Dentifricio naturale - collutorio che si beve - Bagnetto primi mesi - Shampoo pre PID
giovedì 9 ottobre 2014
Novità 2015 - Prodotti naturali per bambini - 6biologicobaby
... in anteprima vi presentiamo la nuova linea
di prodotti naturali per bambini...
6biologicobaby 2015
- Dentifricio che si mangia...
- Collutorio che si beve...
- Pasta Protettiva...
- Pre PID...
Ti aspettiamo!!!
giovedì 2 ottobre 2014
Dentifricio e Collutorio naturale al 100%
MIELE, PROPOLI E SALVIA - PROTEGGE I DENTI E LA GOLA.
NON CONTIENE FLUORO
http://www.6biologico.com/prodotto/293/Igiene-Adulti-e-Bambini/Dentifricio-naturale-al-Miele.html
lunedì 29 settembre 2014
lunedì 22 settembre 2014
Grande novità riservata a tutti i nostri clienti:
SIERO RIGENERANTE BAVA DI LUMACA - 50% di bava di lumaca e 50% di acido ialuronico.
http://www.6biologico.com/prodotto/665/Creme-Viso-specifiche/SIERO-Rigenerante-Bava-di-Lumaca-e-Acido-Ialuronico.html
SIERO RIGENERANTE BAVA DI LUMACA - 50% di bava di lumaca e 50% di acido ialuronico.
http://www.6biologico.com/prodotto/665/Creme-Viso-specifiche/SIERO-Rigenerante-Bava-di-Lumaca-e-Acido-Ialuronico.html
lunedì 25 agosto 2014
sabato 16 agosto 2014
martedì 29 luglio 2014
giovedì 24 luglio 2014
Apri il tuo negozio 6biologico.
Oggi ti proponiamo un occassione uncia, aprire un negozio 6biologico in franchising a costi ridotti con i prodotti 100% naturali Mady in Italy. Leggi tutto ...
lunedì 7 luglio 2014
Hai dolori muscolari? Prova zenzero oppure massaggio con olio di sesamo.
Servono solo tre ingredienti, facilmente reperibili. Si sfrutta l’azione antinfiammatoria dello zenzero, o ginger.
Prendete una bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per estrarne il succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero insieme a 40-50 millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di mandorle dolci. Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito, conservate in frigorifero, ma tenete conto che questa miscela si conserva solo per qualche giorno.
Usate il rimedio per massaggiare le parti dolenti. Agitate bene prima di applicarlo. Ed è importante che sia a temperatura ambiente: cioè è meglio tirarlo fuori dal frigo un po’ prima dell’uso. Mani fredde? Prima riscaldatele, deve essere un massaggio piacevole.
Comunque, esistono alcune precauzioni. Secondo la medicina macrobiotica meglio non usare lo zenzero sulla testa, su ferite e lesioni. In generale, evitiamo l'impiego se la cute, per vari motivi è infiammata, e se è presente febbre. Occhio alle reazioni allergiche, rare ma possibili.
E l'olio di sesamo?
Con l’olio di sesamo possiamo effettuare un massaggio mattutino, anche senza aggiunte di erbe. Il momento sarà presto propizio, perché la Primavera è alle porte: l’oleazione mattutina è tra le operazioni consigliate dall’Ayurveda soprattutto nei periodi di transizione stagionale. Questa cura quotidiana stimola la pelle ad adattarsi alle nuove temperature e al gradiente di umidità. In ciò contribuendo a prevenire disidratazioni e altre alterazioni cutanee stagionali.
Zenzero anche per le artriti
Ormai esiste una consistente letteratura in merito. Poiché l’artrite è sostenuta da citochine pro-infiammatorie, si cerca con i farmaci di bloccare la produzione endogena di queste sostanze. In alcuni studi l’estratto di zenzero è risultato più efficace di ibuprofene (un Fans), con un effetto paragonabile ai corticosteroidi (che però hanno effetti collaterali). Un altro studio aveva anche segnalato che lo zenzero in estratto è meglio del diclofenac nel ridurre il dolore, senza danneggiare la mucosa dello stomaco.
In fitoterapia, per via orale, si usano gli estratti di zenzero titolati in gingeroli (guardare in etichetta: dai 200 a 1000 mg al giorno, in più assunzioni), o anche la polvere e la tintura madre. Ma noi possiamo approfittare dello zenzero fresco in molti modi, per esempio grattuggiandolo sulle insalate, nelle minestre o preparando tisane (magari insieme alla cannella). Ovviamente, poi, il ginger ha la sua personalità, che non piace a tutti in cucina...
- See more at: http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/530-dolori-muscolari-c-anche-il-ginger.html#sthash.RYRBSxU5.dpuf
Prendete una bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per estrarne il succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero insieme a 40-50 millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di mandorle dolci. Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito, conservate in frigorifero, ma tenete conto che questa miscela si conserva solo per qualche giorno.
Usate il rimedio per massaggiare le parti dolenti. Agitate bene prima di applicarlo. Ed è importante che sia a temperatura ambiente: cioè è meglio tirarlo fuori dal frigo un po’ prima dell’uso. Mani fredde? Prima riscaldatele, deve essere un massaggio piacevole.
Comunque, esistono alcune precauzioni. Secondo la medicina macrobiotica meglio non usare lo zenzero sulla testa, su ferite e lesioni. In generale, evitiamo l'impiego se la cute, per vari motivi è infiammata, e se è presente febbre. Occhio alle reazioni allergiche, rare ma possibili.
E l'olio di sesamo?
Con l’olio di sesamo possiamo effettuare un massaggio mattutino, anche senza aggiunte di erbe. Il momento sarà presto propizio, perché la Primavera è alle porte: l’oleazione mattutina è tra le operazioni consigliate dall’Ayurveda soprattutto nei periodi di transizione stagionale. Questa cura quotidiana stimola la pelle ad adattarsi alle nuove temperature e al gradiente di umidità. In ciò contribuendo a prevenire disidratazioni e altre alterazioni cutanee stagionali.
Zenzero anche per le artriti
Ormai esiste una consistente letteratura in merito. Poiché l’artrite è sostenuta da citochine pro-infiammatorie, si cerca con i farmaci di bloccare la produzione endogena di queste sostanze. In alcuni studi l’estratto di zenzero è risultato più efficace di ibuprofene (un Fans), con un effetto paragonabile ai corticosteroidi (che però hanno effetti collaterali). Un altro studio aveva anche segnalato che lo zenzero in estratto è meglio del diclofenac nel ridurre il dolore, senza danneggiare la mucosa dello stomaco.
In fitoterapia, per via orale, si usano gli estratti di zenzero titolati in gingeroli (guardare in etichetta: dai 200 a 1000 mg al giorno, in più assunzioni), o anche la polvere e la tintura madre. Ma noi possiamo approfittare dello zenzero fresco in molti modi, per esempio grattuggiandolo sulle insalate, nelle minestre o preparando tisane (magari insieme alla cannella). Ovviamente, poi, il ginger ha la sua personalità, che non piace a tutti in cucina...
- See more at: http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/530-dolori-muscolari-c-anche-il-ginger.html#sthash.RYRBSxU5.dpuf
Prendete
una bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per
estrarne il succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero
insieme a 40-50 millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di
mandorle dolci. Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito,
conservate in frigorifero, ma tenete conto che questa miscela si
conserva solo per qualche giorno. - See more at:
http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/530-dolori-muscolari-c-anche-il-ginger.html#sthash.RYRBSxU5.dpuf
Prendete
una bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per
estrarne il succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero
insieme a 40-50 millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di
mandorle dolci. Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito,
conservate in frigorifero, ma tenete conto che questa miscela si
conserva solo per qualche giorno. - See more at:
http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/530-dolori-muscolari-c-anche-il-ginger.html#sthash.RYRBSxU5.dpuf
Servono solo
tre ingredienti, facilmente reperibili. Si sfrutta l’azione antinfiammatoria
dello zenzero, o ginger.
Prendete una
bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per estrarne il
succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero insieme a 40-50
millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di mandorle dolci.
Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito, conservate in frigorifero, ma
tenete conto che questa miscela si conserva solo per qualche giorno.
Usate il
rimedio per massaggiare le parti dolenti. Agitate bene prima di applicarlo. Ed
è importante che sia a temperatura ambiente: cioè è meglio tirarlo fuori dal
frigo un po’ prima dell’uso. Mani fredde? Prima riscaldatele, deve essere un
massaggio piacevole.
Comunque,
esistono alcune precauzioni. Secondo la medicina macrobiotica meglio non usare
lo zenzero sulla testa, su ferite e lesioni. In generale, evitiamo l'impiego se
la cute, per vari motivi è infiammata, e se è presente febbre. Occhio alle reazioni
allergiche, rare ma possibili.
E l'olio di
sesamo?
Con l’olio di sesamo possiamo effettuare un massaggio mattutino, anche senza aggiunte di erbe. Il momento sarà presto propizio, perché la Primavera è alle porte: l’oleazione mattutina è tra le operazioni consigliate dall’Ayurveda soprattutto nei periodi di transizione stagionale. Questa cura quotidiana stimola la pelle ad adattarsi alle nuove temperature e al gradiente di umidità. In ciò contribuendo a prevenire disidratazioni e altre alterazioni cutanee stagionali.
Con l’olio di sesamo possiamo effettuare un massaggio mattutino, anche senza aggiunte di erbe. Il momento sarà presto propizio, perché la Primavera è alle porte: l’oleazione mattutina è tra le operazioni consigliate dall’Ayurveda soprattutto nei periodi di transizione stagionale. Questa cura quotidiana stimola la pelle ad adattarsi alle nuove temperature e al gradiente di umidità. In ciò contribuendo a prevenire disidratazioni e altre alterazioni cutanee stagionali.
Zenzero
anche per le artriti
Ormai esiste
una consistente letteratura in merito. Poiché l’artrite è sostenuta da
citochine pro-infiammatorie, si cerca con i farmaci di bloccare la produzione
endogena di queste sostanze. In alcuni studi l’estratto di zenzero è risultato
più efficace di ibuprofene (un Fans), con un effetto paragonabile ai
corticosteroidi (che però hanno effetti collaterali). Un altro studio aveva
anche segnalato che lo zenzero in estratto è meglio del diclofenac nel ridurre
il dolore, senza danneggiare la mucosa dello stomaco.
In
fitoterapia, per via orale, si usano gli estratti di zenzero titolati in
gingeroli (guardare in etichetta: dai 200 a 1000 mg al giorno, in più
assunzioni), o anche la polvere e la tintura madre. Ma noi possiamo
approfittare dello zenzero fresco in molti modi, per esempio grattuggiandolo
sulle insalate, nelle minestre o preparando tisane (magari insieme alla
cannella). Ovviamente, poi, il ginger ha la sua personalità, che non piace a
tutti in cucina...
Prendete
una bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per
estrarne il succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero
insieme a 40-50 millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di
mandorle dolci. Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito,
conservate in frigorifero, ma tenete conto che questa miscela si
conserva solo per qualche giorno. - See more at:
http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/530-dolori-muscolari-c-anche-il-ginger.html#sthash.RYRBSxU5.dpuf
Prendete
una bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per
estrarne il succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero
insieme a 40-50 millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di
mandorle dolci. Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito,
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conserva solo per qualche giorno. - See more at:
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Prendete
una bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per
estrarne il succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero
insieme a 40-50 millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di
mandorle dolci. Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito,
conservate in frigorifero, ma tenete conto che questa miscela si
conserva solo per qualche giorno. - See more at:
http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/530-dolori-muscolari-c-anche-il-ginger.html#sthash.RYRBSxU5.dpuf
Prendete
una bella radice di zenzero, tagliatela a pezzi e centrifugatela per
estrarne il succo. In un recipiente di vetro versate il succo di zenzero
insieme a 40-50 millilitri di olio di sesamo e 10 millilitri di olio di
mandorle dolci. Chiudete ermeticamente e, se non lo usate subito,
conservate in frigorifero, ma tenete conto che questa miscela si
conserva solo per qualche giorno. - See more at:
http://www.laltramedicina.it/il-mondo-delle-erbe/530-dolori-muscolari-c-anche-il-ginger.html#sthash.RYRBSxU5.dpuf
martedì 1 luglio 2014
giovedì 29 maggio 2014
6Biologico - prodotti sul lago di Trevignano.
6Biologico vi aspetta sulle rive del lago di Trevignano Romano con i propri prodotti.
http://www.6biologico.com/pagina/6/Eventi-Mercati-e-Fiere-Biologiche/
lunedì 19 maggio 2014
venerdì 16 maggio 2014
Marco Sarandrea - 18 maggio 2014 - Bracciano
Riconoscimento erbe officinali con MARCO SARANDREA - domenica 18 maggio 2014 a Bracciano.
Via Sant'Antonio 23 dalle 10°°in poi....
VI ASPETTIAMO !!!!
giovedì 15 maggio 2014
Celiachia e Cosmesi
AIC - celiachia e prodotti cosmetici.
Comunicato ufficiale della AIC parla chiaro sulla cosmesi:
La celiachia è infatti un'intolleranza alimentare che ha come organo bersaglio l'intestino tenue e la presenza di glutine in cosmetici, detergenti, o altri prodotti che possano venire a contatto con la pelle o le mucose, come anche quelle della bocca, non comporta alcun rischio per i celiaci.
Comunicato ufficiale della AIC parla chiaro sulla cosmesi:
La celiachia è infatti un'intolleranza alimentare che ha come organo bersaglio l'intestino tenue e la presenza di glutine in cosmetici, detergenti, o altri prodotti che possano venire a contatto con la pelle o le mucose, come anche quelle della bocca, non comporta alcun rischio per i celiaci.
mercoledì 30 aprile 2014
lunedì 28 aprile 2014
Sponsor ufficiale del torneo: 6Biologico
Martedì 29 aprile 2014 su SuperTennis (canale 224 di SKY o canale 64 Digitale Terrestre) durante il programma “La voce delle Regioni” verrà trasmesso un ampio report sulla Finale delle pre-qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia svoltasi domenica 27 aprile presso il campo coperto di tennis del nostro Circolo.
Martedì 29 aprile 2014 su SuperTennis (canale 224 di SKY o canale 64 Digitale Terrestre) durante il programma “La voce delle Regioni” verrà trasmesso un ampio report sulla Finale delle pre-qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia svoltasi domenica 27 aprile presso il campo coperto di tennis del nostro Circolo.
giovedì 10 aprile 2014
giovedì 27 marzo 2014
giovedì 27 febbraio 2014
Olio Argan puro al 100% certificato.
L’olio Argan -
Argania Spinosa, un albero che arriva fino a 10 metri di altezza e possiede rami molto spinosi. Vive fino a 200 anni nonostante il clima secco e pianura del sud del Marocco, al confine con il Sahara marocchino.
Per ottenere un litro di olio di ARGAN occorrono 100 kg di noccioli.
L’olio di Argan - spremitura a freddo dei frutti della pianta di Argan. La caratteristica principale di questo olio è il suo elevato contenuto di vitamina E: ne contiene il doppio rispetto all’olio d’oliva.
E’ ricco di acido linoleico e oleico utili per l’elasticità e la luminosità della pelle. Inoltre possiede proprietà antiossidanti.
Utilizzando l’olio di Argan per i massaggi, la pelle risulterà elastica e levigata. In alcune beauty farm l’olio di Argan viene riscaldato e utilizzato tiepido sulla parte da trattare per alleviare i dolori muscolari.
L’olio di Argan uso alimentare: è un ottimo condimento e ha proprietà antiossidanti e contrasta i radicali liberi. Aiuta le funzioni digestive e abbassa il livello di colesterolo nel sangue. Usato sui capelli come un impacco da tenere per alcune ore prima del normale lavaggio, renderà la chioma morbida e contrasterà le doppie punte e l’inaridimento.
Se il vostro problema sono le unghie fragili, basterà trattarle con olio di Argan e succo di limone, mescolati in parti uguali.
Per ottenere un litro di olio di ARGAN occorrono 100 kg di noccioli.
L’olio di Argan - spremitura a freddo dei frutti della pianta di Argan. La caratteristica principale di questo olio è il suo elevato contenuto di vitamina E: ne contiene il doppio rispetto all’olio d’oliva.
E’ ricco di acido linoleico e oleico utili per l’elasticità e la luminosità della pelle. Inoltre possiede proprietà antiossidanti.
Utilizzando l’olio di Argan per i massaggi, la pelle risulterà elastica e levigata. In alcune beauty farm l’olio di Argan viene riscaldato e utilizzato tiepido sulla parte da trattare per alleviare i dolori muscolari.
L’olio di Argan uso alimentare: è un ottimo condimento e ha proprietà antiossidanti e contrasta i radicali liberi. Aiuta le funzioni digestive e abbassa il livello di colesterolo nel sangue. Usato sui capelli come un impacco da tenere per alcune ore prima del normale lavaggio, renderà la chioma morbida e contrasterà le doppie punte e l’inaridimento.
Se il vostro problema sono le unghie fragili, basterà trattarle con olio di Argan e succo di limone, mescolati in parti uguali.
venerdì 14 febbraio 2014
venerdì 24 gennaio 2014
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